La vitamina D è una sostanza che aiuta l’organismo ad assorbire il calcio. Malattie ossee, come osteoporosi o rachitismo, possono essere causate da una carenza sostanziale di vitamina D.
Se si verifica una carenza, come si può integrare questa sostanza? Ecco di seguito tre modi:
- attraverso la pelle: bastano solo 10 minuti al giorno di esposizione al sole per prevenire la carenza, infatti l’organismo è in grado di sintetizzare autonomamente la vitamina in questo modo;
- attraverso la dieta: tuorlo d’uovo, pesce marino e fegato sono ricchi di questa sostanza;
- integratori: solo se le prime due opzioni non aiutano a raggiungere il fabbisogno giornaliero.
I soggetti a maggior rischio di carenza sono:
- neonati allattati al seno, in quanto il latte materno è di norma poco ricco di vitamina D,
- anziani, in cui la pelle non è più in grado di sintetizzarla efficacemente e spesso seguono una dieta insufficiente dal punto di vista nutrizionale,
- soggetti con pelle scura, che ha una minor capacità di sintesi della vitamina,
- persone con determinate condizioni che impediscono un corretto assorbimento con la dieta, come ad esempio la celiachia, le malattie del fegato, fibrosi cistica e il morbo di Crohn,
- soggetti obesi, in cui il grasso corporeo in eccesso lega la vitamina prevenendo il passaggio nel sangue,
- soggetti che hanno subito un intervento di bypass gastrico,
- alcolisti, perché l’alcolismo cronico diminuisce le riserve di vitamina D nel fegato.
Gli alimenti ricchi di vitamina D sono:
- pesci grassi come salmone, tonno e sgombro;
- fegato di manzo, formaggi grassi, burro, e tuorli;
- in minima parte i funghi;
- l’olio di fegato di merluzzo.
Sempre più esperti consigliano di valutare un’integrazione durante l’inverno, per supplire alla ridotta esposizione al sole.
In caso di assunzione eccessiva (in genere possibile solo attraverso l’errato uso di integratori), possono comparire i seguenti sintomi:
- nausea,
- vomito,
- scarso appetito,
- costipazione,
- debolezza,
- perdita di peso.
L’eccesso di vitamina D può anche danneggiare i reni.