La carenza di iodio interessa una fascia importante della popolazione mondiale, inclusa una percentuale non certo trascurabile di italiani. Si stima infatti che a livello globale circa due miliardi di persone soffrano di carenze iodiche, di cui circa un terzo in età scolare
Per limitare al massimo l’incidenza delle carenze di iodio e dei relativi disturbi, è stata promulgata la legge n° 55 del 21 Marzo 2005 (“Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica”). Il testo di questa norma prevede l’adozione di misure atte a promuovere il consumo di sale arricchito con iodio su tutto il territorio nazionale. La profilassi con sale arricchito è stata infatti considerata – a ragione – il metodo di prevenzione più semplice ed economico delle carenze iodiche.
Prima dell’entrata in vigore di queste norme, in Italia circa 6 milioni di persone soffrivano di gozzo.
L’importanza di un adeguato apporto nutrizionale di iodio sta nel fatto che questo elemento è il costituente essenziale degli ormoni tiroidei, la tiroxina e la triiodotironina. Questi svolgono un ruolo critico sul differenziamento cellulare, in particolare sullo sviluppo del sistema nervoso centrale nelle prime fasi della vita, e contribuiscono al mantenimento dell’omeostasi metabolica durante l’età adulta.
La carenza nutrizionale di iodio compromette la funzione tiroidea e si traduce in quadri morbosi le cui manifestazioni variano in funzione del periodo della vita interessato fa questo deficit.
La tiroide è un organo impari, situato nella regione anteriore del collo alla base della gola. Questa ghiandola ricopre un ruolo fisiologico estremamente importante, poiché influenza direttamente lo sviluppo scheletrico e cerebrale, partecipa alla regolazione del metabolismo corporeo e allo sviluppo di pelle, apparato pilifero ed organi genitali.
Nonostante le ridotte dimensioni, la tiroide influenza l’attività di buona parte dell’organismo attraverso gli ormoni che produce e secerne nel circolo sanguigno. La tiroide è quindi una ghiandola endocrina; ghiandola perché sintetizza e libera ormoni, endocrina perché riversa il suo secreto nei liquidi interni all’organismo, nello specifico nel sangue.
La salute della tiroide si protegge anche con l’alimentazione, e l’estate è la stagione giusta per combattere quella carenza di iodio che espone il 10% degli italiani al rischio di gozzo.
“Lo iodio non va in vacanza”
Uno degli alimenti più ricchi di iodio è infatti il pesce, cui si aggiungono molluschi e crostacei, anch’essi buone fonti di questo minerale.
Gli esperti di pediatria sono particolarmente interessati al problema della carenza iodica perché i bambini corrono rischi anche maggiori rispetto agli adulti.
Da questo punto di vista i frutti di mare sono una buona alternativa in genere più accettata anche dai bambini più intimoriti dalle spine e meno amanti dell’odore del pesce. Per tutti gli altri il consiglio è invece quello di prediligere il pesce di mare fresco, in particolare merluzzo, salmone, branzino, sgombro e alici, senza invece esagerare con pesci di grossa taglia (come tonni e pesce spada) che potrebbero essere contaminati con quantità maggiori di mercurio.
La salute della tiroide non si compra però solo in pescheria. Per portare in tavola iodio e selenio – elemento che aiuta a mantenere in equilibrio gli ormoni della tiroide – si può infatti fare affidamento anche su yogurt biologico, latte, fagioli, alghe, uova, aglio, cipolle, funghi e semi di sesamo e di girasole. Meglio, invece, non esagerare con soia, spinaci, cavoli, ravanelli, mandorle, pinoli, nocciole e arachidi: interferendo con l’assimilazione di iodio limitano la funzionalità della tiroide.