Svelato il mistero della sindrome da fatica cronica: le cause nel microbioma intestinale. Non un disturbo di origine psicologica, come si pensava,
Lo sostiene uno studio statunitense della Cornell University. Dalla ricerca potrebbe nascere un nuovo test poco invasivo.
Chi ne è affetto avverte una stanchezza prolungata che non passa, che nessun riposo allevia, che si acuisce anche con piccoli sforzi. E dolori diffusi, disturbi della concentrazione, cefalee.
Colpisce in particolare adulti tra i 20 e i 40 anni che presentano diversi sintomi come febbre, dolori muscolari e articolari, mal di testa, debolezza generalizzata. Viene diagnosticata per esclusione, non considerando patologie autoimmuni o tumori maligni o depressione. La sindrome ha probabilmente un’origine multifattoriale.
I ricercatori hanno identificato dei marcatori biologici della sindrome in alcuni batteri intestinali e in agenti infiammatori microbici presenti nel sangue che hanno permesso loro di diagnosticare la malattia nell’83% dei pazienti coinvolti.
Di tutti hanno sequenziato il Dna presente nelle feci per identificare le specie batteriche presenti nel microbioma e la sua composizione. Il risultato è stato che la comunità microbica dei pazienti con fatica cronica era diverso. Aveva una composizione diversa: le specie batteriche erano ridotte, ed era anche minore la presenza di microrganismi dalla capacità antinfiammatori. Un po’ la stessa condizione di coloro che sono affetti da Chron e da colite ulcerosa, come si legge in una nota diffusa dalla Cornell.
Inoltre si scoperto nei campioni ematici dei pazienti, rilasciati in circolo da un intestino dalle funzionalità compromessa, alcuni marcatori biologici di infiammazione, che una volta nel sangue, potrebbero essere responsabili di scatenare una reazione immunitaria alla base dei sintomi della patologia.
Dunque alla base della cfs non ci sarebbe una qualche forma di nevrosi ipocondriaca, o magari una forma di depressione, ma, come ormai da qualche anno in effetti si tende a ritenere anche in buona parte della comunità scientifica, più semplicemente una anomalia biologica, precisa, e localizzata: nell’intestino, secondo questo studio. Ciò significa che in tempi brevi potremmo avere un test poco invasivo per la diagnosti di una condizione che attualmente richiede una lunga lista di esami molti dei quali finalizzati ad escludere altre condizioni che potrebbero provocare gli stesi sintomi della cfs.
La sindrome della stanchezza cronica può essere trattata con semplici cambiamenti dello stile di vita e rimedi casalinghi. In questo senso, è importante:
- ridurre lo stress: elaborare un piano per evitare o limitare sovraffaticamento e stress emozionale. Ogni giorno concediti qualche minuto di relax. È fondamentale per imparare a dire “no” senza sentirsi in colpa;
- migliorare le abitudini di sonno: andare a dormire e alzarsi alla stessa ora ogni giorno, evitare il pisolino, evitare caffeina, alcool e nicotina.
Per il trattamento della sindrome della stanchezza cronica vengono proposte molte terapie alternative. È difficile stabilire se funzionano davvero, perché i sintomi della sindrome sono spesso legati all’umore e possono cambiare ogni giorno. Il dolore associato alla sindrome può essere alleviato con agopuntura, massaggi, yoga e tai chi.
Consiglio
La sindrome della stanchezza cronica può colpire le persone in modo diverso e i sintomi possono essere particolarmente fastidiosi all’inizio della malattia e poi diminuire gradualmente. L’aiuto di uno psicologo può aiutare te e le persone che ti circondano a capire quali sono i limiti che ti pone la sindrome. Potrebbe essere interessante far parte di un gruppo di persone affette dalla stessa sindrome. In questo caso però devi essere in grado di smettere se noti che il tuo stress aumenta, invece di essere alleviato. Il tuo giudizio è fondamentale per determinare cosa è meglio per te.