Lo scompenso cardiaco costituisce la maggior causa di ricovero dopo il parto. Oltre 1 milione di italiani ne soffrono: giornalmente 500 persone vengono ricoverate per un totale di 165 mila all’anno, con una durata media di degenza che supera i 10 giorni.
Per informare in merito a questa condizione, dall’1 all’8 maggio, 41 centri cardiologici organizzano attività e incontri aperti alla popolazione. All’interno dei centri coinvolti ci sarà la partecipazione attiva di cardiologi, internisti, fisioterapisti, infermieri, psicologi, dietologi e altro personale sanitario, pazienti, volontari e istituzioni. L’obiettivo è informare sui sintomi, sull’importanza di una diagnosi precoce e sugli stili di vita idonei a prevenire questa patologia.
Scompenso cardiaco: di cosa si tratta?
Il cuore è un muscolo in grado di far circolare sangue in tutto il corpo attraverso arterie e vene. La sua parte destra pompa sangue nei polmoni dove riceve ossigeno mentre la sua parte sinistra lo distribuisce ai vari organi. In caso di scompenso cardiaco, il cuore non è più in grado di pompare sangue in tutto il corpo in maniera adeguata. Il corpo non riceve l’ossigeno e il nutrimento necessari per funzionare normalmente e questo provoca difficoltà respiratorie, spossatezza e affaticamento, tanto da rendere difficili anche abituali attività quotidiane come, ad esempio, salire le scale. Fino a disturbare il riposo notturno, per cui il paziente sente la necessità di alzarsi dal letto per cercare di respirare meglio.
Quali sono i sintomi e come prevenire?
La patologia progredisce nel tempo, spesso senza presentare eventi acuti e sintomi evidenti, che rischiano di non essere riconosciuti o sottovalutati. Tra i primi campanelli d’allarme si può avvertire un senso di stanchezza e debolezza, unito a difficoltà di respiro e mancanza di fiato, anche dopo un leggero sforzo fisico.
Secondo i risultati di uno studio del National Health and Nutrition Examination Survey, i principali fattori di rischio per lo scompenso cardiaco sono rappresentati da: fumo di sigaretta (16%); ipertensione arteriosa (10%); obesità (8%); sedentarietà (9%); diabete mellito (3%).
Prima raccomandazione è la prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolare. Quindi per prevenire la malattia e il suo peggioramento è importante non fumare, limitare al massimo l’assunzione di bevande alcoliche, seguire una dieta controllata e praticare regolarmente attività fisica.