Le punture di medusa sono una delle grandi seccature dell’estate al mare.
La cattiva notizia è che, anche quest’estate, le meduse sono presenti in abbondanza nei nostri mari. Quella buona che, se non si è riusciti a evitarle, è possibile neutralizzare il loro potere urticante. A patto di seguire i consigli giusti e di non incappare in comuni errori.
Le punture di medusa sono una delle più fastidiose ricorrenze dell’estate, quando la si passa al mare. Queste abitanti dei mari si manifestano sempre di più, soprattutto in conseguenza del riscaldamento dei mari.
È bene prendersi cura delle punture di medusa, invece che aspettare che passino da sole col tempo, perché la pelle in estate è molto più provata che in inverno: tra scottature solari, o addirittura eritemi, è il caso di curare bene l’epidermide.
Cosa fare in caso si venga punti?
Di solito la puntura non è troppo pericolosa, ma dipende dal tipo di medusa che vi ha toccati. I primi sintomi, bruciore e prurito, sono causati da delle sostanze che le meduse hanno nei tentacoli, la parte urticante di questo animale molto poco amato. La sensazione è come di una ustione leggera, che di solito dura da qualche ora a pochi giorni, in genere due. Si nota un arrossamento nella parte toccata, e piano piano compaiono delle piccole bolle. Se notate sintomi diversi e più preoccupanti, come reazione cutanea estesa, sudore eccessivo, difficoltà respiratorie, meglio chiamare il pronto intervento, perché potrebbe trattarsi di shock anafilattico, una reazione allergica grave alla puntura di medusa. Di norma, comunque, le conseguenze del pizzico della medusa non sono gravi, solo un grande fastidio, che ha comunque la sua terapia e i suoi rimedi.
Ciò che ti serve ce l’hai a portata di mano: lava la parte colpita con acqua di mare, in modo da diluire la tossina non ancora penetrata. Evita l’acqua dolce perché potrebbe favorire la rottura delle nematocisti (strutture urticanti che le meduse usano per difendersi) rimaste sulla pelle.
Con pazienza, cerca di pulire la pelle dai filamenti residui. Per rimuoverli, usa una tessera di plastica rigida, come bancomat o carta di credito, oppure un coltello usato di piatto (non dalla parte della lama).
Applica un gel astringente al cloruro d’alluminio, meglio se a una concentrazione del 5%. Serve a lenire il prurito e a bloccare la diffusione delle tossine. Lo trovi in farmacia.
Non strofinare la zona colpita con sabbia o con una pietra tiepida. «In effetti le tossine sono termolabili, vengono cioè inattivate dal calore, ma perché ciò avvenga bisognerebbe raggiungere una temperatura di circa 50 gradi», precisa Berardesca. Meglio, quindi, non rischiare un’ustione.
Lascia perdere i rimedi della nonna, come ammoniaca, urina, aceto, alcol. «Questi metodi non solo sono inutili, ma possono risultare anche dannosi – sostiene l’esperto -. Ammoniaca e urina potrebbero ulteriormente infiammare la parte colpita».
Non grattarti, anche se è la prima reazione istintiva; se lo fai rompi le eventuali nematocisti residue, liberando ulteriore veleno.
Se la reazione è localizzata, fai a meno delle creme al cortisone o contenenti antistaminico: sono inutili perché entrano in azione solo dopo circa 30 minuti dall’applicazione e cioè quando la reazione è già naturalmente esaurita. Questi principi attivi possono invece andare bene per via orale, nel caso di lesioni diffuse o di disturbi generali, anche lievi.