Mangiare la pasta non fa ingrassare, anzi potrebbe addirittura essere un alleato della prossima dieta.
Secondo una ricerca italiana dimostra che a differenza di quanto pensato finora il consumo di pasta non è associato all’obesità, ma al contrario a una diminuzione dell’indice di massa corporea.
Non è un sogno è proprio la realtà. La pasta quindi diventa alleata della dieta. Secondo questo studio mangiare i tanto temuti carboidrati non farebbe ingrassare, anzi: il consumo di questo alimento, che soprattutto negli ultimi anni si è guadagnato ingiustamente una pessima reputazione, sarebbe invece associato a un indice di massa corporea più basso. La ricerca, va detto, ha ricevuto il supporto finanziario di un gigante dello spaghetto nazionale, la Barilla.
Il segreto è assumerla in modo equilibrato. Sbaglia, però, chi non la mangia affatto per non ingrassare.
L’errore che si fa spesso è quello di fare tutta l’erba un fascio. Esistono diversi tipi di carboidrati: c’è una tipologia “buona”, quella dei carboidrati complessi come la pasta, che non possiamo eliminare del tutto dalla dieta e che, anzi, è essenziale al buon funzionamento del nostro corpo, e i carboidrati “cattivi”. Di questa seconda categoria fanno parte quegli alimenti alimenti ricchi di carboidrati semplici, come le bevande gassate, le caramelle, i succhi di frutta, che, invece, non andrebbero assunti o assunti raramente. Se noi aggiungessimo alla pasta che mangiamo di solito cucchiaini di zucchero semplice come si fa per il caffè o per il cappuccino (e come fanno in altri Paesi del mondo), questo renderebbe la pasta dannosa. Ma, tenendo conto di come siamo abituati a mangiarla e a cucinarla qui, in Italia, non rappresenta alcun rischio. I carboidrati sono essenziali perché forniscono l’energia necessaria per il corretto funzionamento dell’organismo. Inoltre, importante poi ricordare che forma, cottura e abbinamento con altri alimenti hanno un impatto sull’indice glicemico: ad esempio, la pasta di semola di grano duro, se cotta al dente, presenterà un indice glicemico più basso rispetto ad una cottura più prolungata, la pasta lunga avrà un indice glicemico leggermente più basso della pasta corta, così come l’abbinamento con alcuni grassi come l’olio d’oliva inibirà l’assorbimento di zuccheri e quindi contribuirà a ridurre, anch’esso, l’indice glicemico.
Ma quanta pasta bisogna mangiare? Quasi una volta al giorno, nello studio la frequenza di assunzione è stata di 22 volte in 30 giorni. Le porzioni devono essere non abbondanti, 70grammi per gli uomini e 50 grammi per le donne, tuttavia la pasta va sempre mangiata in proporzione al fabbisogno calorico ed energetico di ogni singolo soggetto, quello che è certo e che l apasta non va eliminata dalla propria dieta.