La nevralgia del pudendo
Si tratta di una patologia molto dolorosa, che si manifesta con un dolore acuto di origine nervosa. Il nervo pudendo è quello che, originandosi dal midollo spinale, nella zona sacrale, passa attraverso la schiena e si divide in due rami, il nervo perineo e il nervo dorsale, che continuano fino al pene o alle grandi labbra della vulva. I sintomi più diffusi di questi disturbi sono bruciore, intorpidimento, fastidio localizzato, stiramento e percezione di freddo. Nella pratica concreta succede esattamente quello che capita nel caso del tunnel carpale, cioè un improvviso intrappolamento del nervo o una situazione poco percettibile trascurata e protratta nel tempo, che degenera con il passare dei giorni.
La percezione del dolore è maggiore in posizione seduta, mentre una volta in piedi il disagio si riduce e torna a livelli sopportabili. La localizzazione della patologia rende difficile anche un ipotetico trattamento per la guarigione.
Le patologie del pudendo sono accentuate da ripetitivi movimenti e dallo stare troppo seduti, non a casa si parla anche di sindrome dei ciclisti.
La cura migliore a questo genere di disturbi arriva dall’osteopatia e dalla fisioterapia. Il nervo in questione è, infatti, composto da fibre motorie e sensibili, e il trattamento ideale è dato dalla riabilitazione della zona perineale in maniera che si scongiurino incontinenza fecale e urinaria, prolassi, problemi nei rapporti sessuali e dolori circoscritti.
Le linee guida del trattamento fisioterapico sono nate negli anni ’50, negli Usa e, vista l’efficacia, si sono via via diffuse in tutto il mondo. Nella pratica il paziente affetto da intrappolamento del nervo viene sottoposto a chinesiterapia attiva (manipolazione), ad elettro stimolazione e a semplici esercizi per muscoli e nervi.
La durata della terapia dipende da soggetto a soggetto, nella maggior parte dei casi sono sufficienti una decina di sedute della durata di mezz’ora, a patto che una certa mole di “lavoro” venga svolta anche autonomamente a casa. Se così non fosse è consigliabile protrarre nel tempo le sedute specialistiche. Per la complessità degli esercizi da imparare è bene affidarsi alle cure e agli insegnamenti di un fisioterapista competente, che oltre a decidere il percorso migliore da intraprendere, sarà in grado di stimare i miglioramenti.
Eventi scatenanti di queste fastidiose patologie possono essere il parto per una donna o, per l’uomo, l’intervento di prostatectomia. In questi casi si può cominciare la terapia a stretto giro dal fatto.
Gli esercizi svolti ambulatorialmente interessano pube, coccige e muscoli sinergici (cioè responsabili della coordinazione di certi movimenti). Per la difficoltà di talune mosse è necessario il controllo di un professionista che, se necessario, può intervenire con forzature manuali per intensificare lo sforzo durante l’allenamento.
A causa della posizione interessata e dei movimenti e delle funzionalità in cui è coinvolta, la fisioterapia arriva ad interessare anche l’area addominale, lombo sacrale e la mobilità dell’anca.
Spesso viene consigliato anche l’osteopatia con un trattamento manuale proveniente dal protocollo ART (Active Realize Technique). Anche in questo caso il paziente deve allungare e contrarre ripetutamente il muscolo interessato in modo da andare a liberare il nervo per riacquistare la piena funzionalità della parete pelvica o comunque della parte dolorante.
Le cure e la terapia per la nevralgia del pudendo sono costituite da molti trattamenti. Il medico può prescrivere dei farmaci antinfiammatori, anche se questi in genere non risolvono il problema. Può essere d’aiuto la fisioterapia, soprattutto per alleviare i sintomi. A volte si ricorre ad un’iniezione di anestetico, che ha un effetto antidolorifico temporaneo.
Ci sono vari tipi di medicine che si possono utilizzare: i cortisonici e i farmaci per il dolore neuropatico. Ci sono anche degli interventi manuali, per sciogliere le aderenze del tessuto connettivo determinate da traumi e, quando tutti questi rimedi non giungono ad una soluzione, ci si deve sottoporre ad un intervento chirurgico, per rimediare alla decompressione nervosa.
Dal punto di vista dell’osteopatia, il trattamento consigliato per le patologie del pudendo ha a che fare con il protocollo ART, vale a dire Active Release Technique, che consiste in una terapia manuale per cui l’operatore, oltre a effettuare la diagnosi, ha anche l’opportunità di trattare le disfunzioni delle zone interessate. Una volta entrato in contatto con il muscolo che deve essere trattato, l’operatore applica una tensione e invita il paziente ad accorciare e contrarre il muscolo attivamente, e quindi a tenderlo e allungarlo attivamente. Il paziente dovrebbe essere posizionato preferibilmente in decubito laterale, e il lato che deve essere trattato dovrebbe essere rivolto verso il soffitto; l’anca, invece, dovrebbe essere in posizione abdotta o neutra. Compito dell’operatore è quello di toccare la porzione distale del muscolo, e ricorrere alla tensione in direzione mediale. Dopodiché, aumentando o tenendo costante la tensione, l’anca viene portata in flessione, rotazione esterna e adduzione, eventualmente ricorrendo all’aiuto di un assistente.
Tale procedura deve essere ripetuta per diverse volte lungo l’intero decorso del muscolo, fino al momento in cui il terapista non verifica effettivamente che non ci sono più aderenze palpabili e che il tessuto è completamente libero.
Vale la pena di mettere in evidenza, in conclusione, che il trattamento delle patologie del nervo pudendo e dei disturbi ad esse correlati si rivela tra i più difficoltosi in ambito osteopatico e fisioterapico. Il motivo è presto detto, e va rintracciato nella particolare conformazione del nervo, che allo stato attuale non può ancora definirsi completamente e interamente conosciuto dalla letteratura scientifica. Proprio questa conoscenza ancora parziale, quindi, rende difficoltoso sia individuare le cause precise dell’intrappolamento del nervo, sia identificare una terapia univocamente e sicuramente efficace. Compito del fisioterapista, in ogni caso, è agire sulla zona interessata con la massima delicatezza e professionalità, mentre non può essere sottovalutata la responsabilità del paziente, cui spetta il compito importante di proseguire anche da solo gli esercizi visti con il terapeuta. Occorre specificare, infine, che anche gli effetti della Active Release Technique devono essere ancora approfonditi dalla letteratura scientifica, per quanto empiricamente ne sia stata ormai dimostrata l’utilità.
Centro Medico Effe