Secondo uno studio dell’università britannica di Oxford, coordinato da Katerina Johnson, e pubblicato sulla rivista Scientific Reports, avere tanti amici, ma soprattutto buoni, permette di sopportare meglio il dolore e combattere la depressione. La ricerca afferma che i legami di amicizia aiutano ad alleviare il dolore perché in grado di liberare le endorfine, sostanze prodotte dal cervello che regolano l’umore e antidolorifici naturali.
“Anche altre ricerche suggeriscono che quantità e qualità delle relazioni sociali influenzano la salute fisica e mentale e possono essere un fattore determinante di quanto a lungo viviamo” ha osservato Johnson. Per cui, ha aggiunto, “è interessante comprendere perché alcune persone hanno più amici degli altri e i possibili meccanismi neurobiologici coinvolti”.
Nell’esperimento condotto dai ricercatori, 107 volontari (30 maschi e 77 femmine), di età tra i 18 anni e i 34 anni, hanno compilato un questionario sulle relazioni sociali (per esempio il numero di amici e quante volte al mese si frequentano) e altre informazioni su stile di vita e personalità. Dopo ciò sono stati sottoposti ad un test del ‘dolore’ che consisteva nel mantenere il più a lungo possibile una posizione scomoda, come stare accovacciati contro un muro con la schiena dritta e le ginocchia piegate (come nella posizione seduta). Da questo studio è stato dimostrato che le persone in grado di sopportare di più la prova erano le stesse che avevano più amici.
“I risultati – ha osservato Johnson – sono interessanti anche perché una recente ricerca suggerisce che il circuito delle endorfine può essere interrotto nei disturbi come la depressione” e questo “potrebbe spiegare anche perché le persone depresse spesso fanno una vita socialmente più ritirata”.
Inoltre è stato dimostrato che le persone che svolgono molta attività fisica tendenzialmente hanno meno amici e una delle motivazioni, secondo Johnson, potrebbe essere che chi fa molto fitness usa la ginnastica come mezzo alternativo per ottenere una ‘scarica’ di endorfine, perché anche l’attività fisica promuove il rilascio di queste sostanze.