Oggi 28 luglio 2016 si celebra la Giornata Mondiale contro l’epatite. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) invita i Paesi membri a rafforzare l’impegno per migliorare la conoscenza sull’epatite e incrementare l’accesso ai test e ai trattamenti.
In Europa 10 milioni di persone soffrono di epatite B o C, ma la maggioranza di questi non è a conosce
nza. Ogni anno l’Unione Europea registra 57 mila nuove diagnosi di una di queste infezioni. La strategia dell’Oms è garantire i trattamenti a 8 milioni di persone con epatite B o C entro il 2020 e ridurre le infezioni del 90% entro il 2030.
Come ridurre il rischio di contrarre l’epatite B o C?
L’epatite B si trasmette mediante l’esposizione e il contatto con il sangue infetto o utilizzando aghi e siringhe contaminati (per esempio facendo un tatuaggio) e tra persone che s’iniettano droghe per via endovenosa. Inoltre si può trasmettere anche attraverso pratiche sessuali non sicure e da madre infetta a neonato. Ma è possibile vaccinarsi.
«L’introduzione del vaccino contro l’epatite B ha cambiato lo scenario e l’incidenza di questa malattia in tanti Paesi. I benefici del vaccino sono molteplici: si prevengono anche le sue complicanze ovvero l’insorgenza della cirrosi e di alcune forme di tumore del fegato», sottolinea il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University.
L’epatite C è un virus che si può contrarre utilizzando strumenti non sterilizzati, scambiandosi siringhe per iniettarsi droghe per via endovenosa o con trasfusioni di sangue. Non esiste un vaccino disponibile per l’epatite C, ma sono stati introdotti dei nuovi farmaci molto costosi. Quindi la prevenzione è fondamentale.
Ogni anno, ai circa 170 milioni di individui già infetti, si aggiungono tra i 3 e i 4 milioni di nuovi casi. Su questo punto le associazioni Aned onlus, Epac onlus, Fedemo, L’isola di Arran, Nadir onlus e Plus onlus hanno chiesto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi “una maggiore accessibilità ai farmaci e risorse aggiuntive necessarie a garantire un accesso universale alla terapia”.