Ieri 15 Marzo si è svolta la Giornata del fiocchetto lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, anoressia, bulimia, e di tutte le patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare. L’evento nasce con lo scopo di sensibilizzare, attraverso le testimonianze di persone che hanno vissuto la malattia in prima persona, l’opinione pubblica sul problema dei disturbi del comportamento alimentare.
L’iniziativa parte da un padre che a Marzo del 2011 ha visto morire la propria figlia di bulimia all’età di 17 anni e che, il Signor Tavilla ha dato vita alla Giornata Nazionale del “Fiocchetto Lilla”, simbolo della delicata fragilità di questa condizione, e con queste parole racconta quello che in parte ha vissuto.
“Non può, non deve capitare ad altri. La morte di mia figlia deve servire a tutte le persone e le famiglie che vivono un dramma di questo genere. Il dramma di vedere chi ami che piano piano si spegne, non ride più, non mangia o vomita. Non accetta di farsi curare e a te resta la sensazione di non aver fatto abbastanza”.
A soffrire di anoressia e bulimia sono 2,3 milioni di giovani italiani, soprattutto di sesso femminile, iniziando con i primi sintomi già a 8 anni: il 95,9% sono donne, il 4,1% uomini. Una vera e propria epidemia sociale. Mentre prima avevamo una fascia d’incidenza che andava pressapoco dai 14 ai 22 anni, oggi si attesta una precocità allarmante: i primi disturbi alimentari, infatti, si manifestano intorno ai 6-8 anni, cioè quando i bambini frequentano ancora le scuole elementari e dovrebbero essere al riparo da queste problematiche. I disturbi del comportamento alimentare e del peso, però, non sono ad appannaggio dei giovanissimi né riguardano esclusivamente il sesso femminile: «Purtroppo questi problemi possono cronicizzarsi o addirittura insorgere anche dopo i 40. Inoltre, rispetto agli anni precedenti, sono aumentati i casi riguardanti i maschi, sebbene il rapporto rimanga ancora di circa 8/9 a 2 per le donne. Nessuno è immune. Questi malesseri dell’anima sono profondi, si insinuano nella vita di adolescenti, giovani donne e uomini, che individuano nel cibo il nemico-amico complice pericoloso: malesseri, del quale si parla poco o in modo confuso e impreciso.
Spesso purtroppo ci si trova ancora impreparati nell’affrontare i problemi legati ad un cattivo rapporto col cibo. I disturbi alimentari sono diversi ed ormai ne sono affetti come abbiamo detto prima anche i bambini. Oltre alla bulimia ed all’anoressia, esistono infatti altre problematiche meno note, ma non per questo meno gravi, come per esempio l’ortoressia e la drunkoressia. Vediamoli assieme:
ORTORESSIA: Ortoressia significa esagerata attenzione per la qualità del cibo che porta l’individuo all’idea di nutrirsi in modo salutare. L’ortoressico è ossessionato dall’idea di evitare cibi ritenuti dannosi per la salute e sviluppa il bisogno di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti (si evitano i cibi che possono contenere coloranti artificiali, residui di pesticidi, ingredienti geneticamente modificati, alimenti che contengono troppo sale o zucchero).
DRUNKORESSIA: La drunkoressia è il nuovo e pericoloso comportamento alimentare diffusissimo tra le adolescenti che consiste nel mangiare poco, fino ad arrivare anche a digiunare, al fine di compensare l’aumentato apporto calorico dal consumo ingente di bevande alcoliche.
BIGORESSIA: La bigoressia è caratterizzata da una forte dispercezione corporea opposta a quella che caratterizza l’anoressia nervosa. Chi soffre di bigoressia abusa di esercizio fisico, diete iperproteiche e anabolizzanti, per scongiurare la convinzione di apparire piccolo, esile, inadeguato.
PREGNORESSIA: La pregnoressia è il disturbo alimentare che affligge le donne incinte che non vogliono aumentare di peso durante la gravidanza e per questo si sottopongono ad allenamenti prolungati e diete ipocaloriche.
SINTOMI E CONSEGUENZE FISICHE
Anoressia i sintomi:
- Perdita di peso considerevole
- Tendenza ad indossare indumenti larghi per nascondere la perdita di peso
- Preoccupazione eccessiva per il cibo, la dieta, il conteggio delle calorie, ecc.
- Si evita di mangiare di fronte ad altre persone
- Attività fisica eccessiva
- La persona nega che l’estrema magrezza sia un problema
Anoressia le conseguenze sul fisico:
- Scomparsa del ciclo mestruale o ritardi dovuti ad un’alterazione del metabolismo
- Problemi di stitichezza o dolore allo stomaco
- Bassa temperatura corporea
- Rallentamento del battito cardiaco
- Fragilità di unghie e capelli dovuta ad una presenza insufficiente di calcio e ferro
- Erosione dentale se il disturbo si accompagna a condotte di eliminazione con vomito autoindotto
- Disturbi del sonno
- Alterazione valori ematici
Bulimia i sintomi:
- Ricorrenti episodi di abbuffata. La persona mangia tanto e spesso fuori orario. Si alza spesso anche di notte per mangiare
- La persona evita di mangiare in compagnia di altre persone o, se lo fa, consuma porzioni ridotte di cibo
- Dopo l’abbuffata la persona si sente in colpa e manifesta umore depresso
- Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso come: vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva
- La persona lamenta un senso di spossatezza frequente
- Bassa autostima
- Tendenza ad indossare indumenti larghi per nascondere il corpo
Bulimia le conseguenze sul fisico:
- Anomalie del ritmo cardiaco
- Reflusso gastroesofageo
- Problemi renali
Se si ha il forte sospetto che la propria figlia (o figlio) adolescente sia anoressica o bulimica, è bene adottare alcune regole di comportamento. Primo, non giudicare. Secondo, non colpevolizzarsi. Terzo, non rimanere fermi. Al contrario è importante dialogare con la ragazza/o e rivolgersi agli specialisti giusti. Centro Medico Effe svolge il servizio ambulatoriale con la specialista la Dottoressa Francesca Tamponi.
Purtroppo esistono ancora tanti pregiudizi sull’argomento. Spesso si pensa che una ragazza anoressica “se la sia cercata”, viene ritenuta capricciosa, bugiarda, interessata solo alla forma fisica. Non è così: i disturbi alimentari sono molto seri, vanno affrontati e curati nel modo giusto». Ecco allora tre cose che i genitori di un o una adolescente anoressica o bulimica devono assolutamente evitare e tre cose che invece bisogna fare.
Primo errore: il giudizio morale. Di fronte a una ragazza che non mangia (per il 90% i disturbi alimentari riguardano la popolazione femminile), può venire spontaneo criticarla, sgridarla, dirle di “darsi una svegliata”. Sono atteggiamenti sbagliati. Diversi studi scientifici dimostrano che un atteggiamento giudicante o pressante da parte dell’adulto porta a un ritardo delle cure o a una prognosi peggiore. Al contrario, un ambiente familiare non giudicante è di grande aiuto per la guarigione. Il genitore, anche se problematico, se ben istruito su cosa fare diventa la prima risorsa per le cure, soprattutto nel caso di ragazze molto giovani.
Secondo errore: Non colpevolizzarsi. Può succedere che un genitore (o un fratello/sorella) si giudichi negativamente pensando di essere responsabile del disturbo della figlia/sorella: «colpa mia che non me ne sono accorto prima», «sono stato troppo duro/a con lei», «le ho detto troppe volte: fai attenzione a quello che mangi»…
Anche questo è un atteggiamento da evitare. i familiari non devono sentirsi in colpa, perché non sono la causa del disturbo. I problemi del comportamento alimentare sono complessi e le cause sono sempre più di una, non possono essere ricondotti a un solo fattore , per esempio la pressione sociale sulla magrezza e perfezione in stile “veline”. Anche se il genitore ha fatto degli errori (ogni genitore ne fa), deve sapere di essere una risorsa e non un ostacolo per la salute della figlia/o.
Terzo errore: Non aspettare, non rimandare, muoversi rapidamente. Ogni adolescente a un certo punto dirà “sono un mostro, sono enorme, mi chiudo in camera”, ma sono crisi che durano pochi giorni. Quello che deve farci sospettare è la persistenza: nessun segnale drammatico, ma ogni giorno mangia un po’ meno del giorno prima e magari si muove di più, non perde una seduta in palestra o va molto spesso a correre. La situazione va avanti per 3-4 settimane, ogni giorno peggiora un pochino: il cibo assunto è sempre meno, il desiderio di fare sport si trasforma in obbligo. La sfumatura che il genitore deve cogliere è l’instaurarsi di un modello rigido, compulsivo. Se le circostanze sono queste non si può aspettare, bisogna fare subito qualcosa.
Ora i tre consigli in positivo per i genitori, ovvero le cose che dovrebbero fare per occuparsi al meglio della salute della figlia/o.
Primo: la comunicazione tra loro. «Non devono esserci cose che mamma sa e papà no, o viceversa. L’alleanza tra adulti sia fortissima: anche se il rapporto può essere per certi versi incrinato o problematico, di fronte al sorgere di un disturbo alimentare è fondamentale che si rinsaldi. Se il messaggio arriva da un solo genitore, l’altro escluso, la ragazzina si inserisce nelle pieghe di una comunicazione che non funziona, e la situazione “malata” potrebbe andare avanti per mesi, o anni, senza che nessuno si muova. L’adulto deve dire “è vero, tra noi ci sono cose che non vanno, ma adesso parliamo in modo aperto della salute di nostra figlia”. Inoltre bisogna sapere, ed è un dato scientificamente provato, che i litigi o i conflitti familiari non sono la causa dei disturbi alimentari; certo, sono un fattore di stress, ma come detto queste patologie dipendono da molteplici fattori. E inoltre, non tutti i genitori litigiosi o separati hanno figlie anoressiche o bulimiche.
Secondo consiglio: la comunicazione tra genitori (in coppia) e la figlia, o il figlio. Parlate in modo diretto con vostra figlia. Un esempio potrebbe essere: “mi sembra che ci sia qualcosa nel tuo modo di pensare a come mangi e a quanto pesi che sta diventando molto, o troppo importante, forse mi sbaglio? Non ne ho la certezza, ma te lo sto dicendo. Andiamo a sentire il parere di una persona esperta”.
Terzo consiglio: rivolgersi a un Centro di terapia integrata per disturbi alimentari. Nelle fasi iniziali, quando il genitore ha un lieve sospetto che qualcosa non vada per il verso giusto, può rivolgersi al pediatra o medico di famiglia: questi possono fare una cosa molto semplice ma molto importante, ovvero pesare la paziente e poi ripetere l’operazione dopo una settimana. In questo modo si potrà valutare se le curve di crescita – che uniscono peso, altezza ed età – sono adeguate. Se la curva risulta molto bassa, e la discesa dei percentili è lieve ma persistente, bisogna fare subito qualcosa.