Cos’è la dislessia?
La dislessia fa parte dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. In particolare è un disturbo della lettura che si manifesta con la difficoltà nel decodificare il testo. Il bambino dislessico riesce quindi a leggere ma impiega più tempo e fa molta più fatica rispetto a un coetaneo non dislessico.
A prescindere da quella che può essere la sua effettiva origine, la dislessia porta comunque in dote una serie di peculiarità in grado di differenziarla da problematiche di altra natura, come: la difficoltà nel distinguere segni fonetici apparentemente simili, al difficoltà di orientare correttamente lettere dalla diversa struttura e soprattutto la frequente tenenza confondere ed accavallare intere sillabe all’interno di una parola.
Come riconoscere questo disturbo?
A scuola sono previsti specifici test di lettura e scrittura per capire i primi segnali di dislessia e disgrafia, effettuati da insegnanti esterni alla classe. Questi test possono fornire alcuni indizi da monitorare.
In ogni caso dall’ottavo anno d’età è possibile avere una diagnosi effettiva circa la natura della dislessia, in quanto è considerata l’età ottimale da pediatri, logopedisti e specialisti per stabilire la piena manifestazione della condizione ed intervenire mediante un semplice percorso di recupero neurolinguistico.
Il sospetto di dislessia può sorgere quando un logopedista o uno psicomotricista nota alcuni particolari comportamenti del bambino durante lo svolgimento di test di psicomotricità o nella lettura. In tal caso entrambi gli specialisti possono sottoporre il bambino a delle prove specifiche (MT). In base ai risultati di questi test si può indirizzare il paziente alla ASL di competenza per ricevere una valutazione più specifica.
Risulta comunque consigliato mettere in atto una sorta di vigilanza domestica relativa alle capacità di lettura e scrittura del bambino e a cercare una risoluzione del problema all’interno del quadro familiare, qualora le difficoltà siano di entità contenuta e la sfera psicologica giochi un ruolo determinante nella genesi della problematica.
Invitando i nostri figli a leggere ad alta voce quanto appena appreso sui banchi di scuola, cercando di studiare con loro risulterà più semplice comprendere quelle che sono le eventuali carenze nel processo di apprendimento specifico e chiedere conto di cosa stia andando storto, senza la pressione emotiva che un insegnante o un medico posso provocare (seppur in modo ingiustificato) in un bambino.
Come affrontare la dislessia a scuola?
L’aspetto più duro del disturbo dislessico per un bambino, è il contesto scolastico. In tal caso, se vi è una diagnosi specifica di dislessia, i genitori dovranno informare gli insegnanti. Questi ultimi, a loro volta, imposteranno modalità apposite di spiegazione per il bambino dislessico. È importante far capire al piccolo che nulla gli è precluso, ma che ci vorrà solo un po’ più di tempo per arrivare all’obiettivo.
Quali terapie sono consigliate?
Alcuni specialisti, di fronte al disturbo dislessico, consigliano un percorso di logopedia, altri invece si concentrano maggiormente sull’aspetto psicologico. In ogni caso, non esiste una terapia universale per la dislessia. Infatti, ogni bambino è un caso a sé e la terapia va assolutamente personalizzata dallo specialista, con la collaborazione di genitori e insegnanti.