Quali sono proprietà e controindicazione nell’utilizzo della camomilla, uno dei “rimedi della nonna” più diffusi e conosciuti?
La camomilla è una pianta dalle notevoli proprietà sedative e calmanti, nota anche per i suoi effetti ipoglicemizzanti utili in caso di diabete.
Introdurre liquidi è una delle funzioni fondamentali per il benessere del corpo. Dopo l’acqua, elemento basilare e fonte di vita, al primo posto per assunzione, le bevande maggiormente bevute nel mondo risultano essere, nell’ordine, caffè e camomilla.
Ecco quali sono le reali proprietà biologiche delle sostante attive contenute nella camomilla, e quali le potenziali controindicazioni nell’utilizzo di questa pianta, evidenziate dalle più recenti scoperte scientifiche.
La pianta di camomilla
La camomilla (Matricaria recutita) è una pianta erbacea della famiglia Compositae, originaria dell’Europa e dell’Asia.
Si tratta di una delle piante universalmente più conosciute ed utilizzate nella tradizione curativa e salutistica occidentale. Presente nella consuetudine quotidiana come “rimedio della nonna”, la camomilla viene assunta principalmente come infuso calmante in caso di infiammazioni e spasmi dell’apparato gastrico e intestinale.
La dose giornaliera consigliata (per adulti) è di circa 3gr di pianta in infuso in circa 150 ml di acqua, tre volte al giorno.
Proprietà e utilizzi della camomilla
Con i fiori di camomilla si preparano infusi notoriamente adoperati per le loro virtù blandamente sedative. In realtà la pianta non ha principi attivi ipnoinducenti, come la maggior parte delle erbe officinali che si usano contro l’insonnia, ma al contrario, ha principalmente proprietà antispasmodiche, come la melissa, cioè produce un rilassamento muscolare, per la presenza nel suo fitocomplesso dei flavonoidi (eupatuletina, quercimetrina) e delle cumarine.
Queste combinazioni di principi attivi rendono la camomilla un ottimo miorilassante, utile in caso di crampi intestinali, cattiva digestione, sindrome dell’intestino irritabile, spasmi muscolari e dolori mestruali, ma anche in caso di tensione nervosa e stress, perché provoca una sensazione di piacevole rilassamento con effetto calmante sul nervosismo e l’ansia.
Le tisane ottenute con questa pianta eliminano i gas intestinali e favoriscono la digestione, producendo un generale miglioramento delle funzionalità del sistema gastroenterico.
Come la malva, la camomilla è dotata di buone proprietà antinfiammatorie naturali, grazie all’azione protettiva sulle mucose esercitata dalle mucillagini e dai componenti del suo olio essenziale (azulene e alfa-bisabololo). Per questa ragione è utilizzata come rimedio lenitivo, decongestionante, addolcente e calmante, in tutti tipi d’irritazioni dei tessuti esterni e interni: dermatiti, ferite, ulcere, gastrite, congiuntivite, riniti, irritazioni del cavo orale, gengiviti e infiammazioni urogenitali.
La pianta è utilizzata con successo anche come antidolorifico in caso di mal di denti, sciatica, mal di testa, mal di schiena e cervicale. Questo grazie agli acidi organici (acido salicilico, acido oleico, acido stearico) e ai lattoni, che gli conferiscono virtù antiflogistiche simili a quelle del cortisone.
Recenti studi hanno dimostrato anche gli effetti ipoglicemizzanti, utili per abbassare il livello di zuccheri dal sangue, in quanto inibisce la trasformazione del glucosio in sorbitolo, responsabile, quando in eccesso, dei danni agli occhi, reni e cellule nervoso, che si riscontrano nelle persone che soffrono di diabete.
Controindicazioni nell’utilizzo della camomilla
Se generalmente può essere definito un rimedio naturale sicuro, anche in gravidanza e allattamento, la camomilla può scatenare fenomeni allergici specifici per la presenza di alcune sostanze particolari al suo interno, quali lattoni sesquiterpeni e antecotulide. Si tratta, in ogni caso, di soggetti particolarmente sensibili.
Laddove vi sia una familiarità con l’allergia al ceppo botanico di appartenenza (Asteraceae) poi, è bene verificare la tolleranza alla pianta, sotto prescrizione e consulto medico.
La camomilla può, infine, provocare casi sporadici di “effetto paradosso”, ovvero un effetto diametralmente opposto rispetto a quello atteso: nausea e insonnia rispetto alla normale reazione calmante che ci si aspetta.