L’organizzazione mondiale della sanità ha rilevato che 466 milione di persone a livello mondiale sono affette da perdita uditiva invalidante a livello mondiale. In Italia sono 7 milioni gli individui con un calo dell’ udito, ma ben 5 milioni di questi non utilizzano l’apparecchio acustico.
Secondo una ricerca, che sarà presentata al Parlamento Europeo in occasione della Giornata mondiale dell’ udito, il mancato uso di protesi acustiche accresce la probabilità di demenza (+21%) e di depressione (+43%). Alessandro Martini, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e organi di senso, e professore di Otorinolaringoiatria presso L’Azienda ospedaliera di Padova, spiega: “Lo studio ha coinvolto oltre 3mila 500 persone osservate per 25 anni: i dati raccolti non solo confermano la tesi dell’esistenza di un legame tra ipoacusia, depressione e deficit cognitivi, ma introducono anche un nuovo elemento. Si evidenzia infatti come le persone con un disturbo dell’ udito non curato abbiano un rischio maggiore di non riuscire più a svolgere le semplici attività quotidiane, come mangiare, vestirsi e farsi la doccia. Di fronte a un sospetto calo uditivo è quindi fondamentale intervenire il prima possibile, facendo un controllo dal medico e ricorrendo in caso di bisogno a protesi acustiche. Questi dispositivi non solo permettono di tornare a sentire ma, stando ai risultati di questo importante studio, possono proteggere anche dal rischio di perdere la propria autonomia e di sviluppare qualche forma di demenza o di depressione”.